«Voterò No con grande convinzione perché la vera motivazione della riduzione dei parlamentari, che è quella del risparmio, crolla di fronte agli argomenti di personalità autorevoli a far di conto come Cottarelli: non sì mortifica la Costituzione per risparmiare lo 0,007 per cento della spesa pubblica», avverte Rosy Bindi, già ministra della Sanità e presidente dell’Antimafia, oltre che del PD. «Altre motivazioni francamente non ne trovo, se non quella, davvero pericolosa, che si sintetizza nello slogan: tagliamo le poltrone».
Perché pericolosa?
«Questo referendum è il sigillo del la propaganda anti-casta e antipolitica nella quale i sostenitori del Sì finiscono per fare gli utili idioti di un disegno che non condividono. Mi riferisco a quelle forze politiche che dopo aver votato tre volte No si sono accodati alle pulsioni populiste di chi, da anni, mira a indebolire la democrazia rappresentativa e con essa le istituzioni».
Sta parlando del suo partito?
«II Pd ha commesso una serie di errori. Primo: aver accettato che una modifica della Costituzione entrasse a far parte del patto di governo. La cultura politica delle forze che hanno dato vita al Pd è sempre stata quella di tenere la Carta fondamentale al riparo dalle maggioranze che guidano il Paese. Ce l’ha insegnato Calamandrei: quando si parla di Costituzione i banchi del governo sono vuoti».
E il secondo errore?
«Una volta onorato l’impegno –ahimé assunto- di votare Sì a una riforma sulla quale si era sempre votato No, sarebbe bastato lasciare libertà di scelta agli elettori. Come la Costituzione non ò dei governi, il referendum non è dei partiti».
Il taglio dei parlamentari era però la condizione posta dal M5S per formare il nuovo governo.
«Non credo che i 5S avrebbero fatto saltare il banco. Nessuno più di loro voleva evitare le urne e, come in una partita a poker, bisognava almeno andare a vedere se si trattava di un bluff. Lo difendo questo governo, era doveroso farlo nascere, ma sarebbe stato possibile lasciando al Parlamento la decisione sulle riforme costituzionali. Poi ci sono altre mille ragioni per dire No».